venerdì 23 novembre 2007

Perché “NO” alla centrale a biomasse da 15 mw nella z.i. di Novoli

La costruzione di un impianto di 15 Megawatt per la produzione di energia elettrica mediante l’impiego di biomasse liquide nella zona industriale di Novoli è, a nostro parere, un progetto da respingere per una serie di motivi.

Innanzitutto siamo contrario ai megaimpianti (tipo Cerano o ILVA) e non siamo nemmeno favorevoli a quelli di dimensioni più ridotte, ma sempre rilevanti, come la centrale a biomassa in oggetto.


Il modello di sviluppo energetico-ambientale che prediligiamo e che vorremmo si diffondesse è quello basato sulla generazione distribuita, ossia ogni abitazione dovrebbe consumare di meno mediante tecnologie ad alta efficienza energetica e l’energia (quel poco di energia che serve per singola abitazione) deve essere autoprodotta da ciascuna famiglia sul proprio terrazzo, sulle facciate degli edifici, sulle coperture dei parcheggi o altro luogo non utilizzato e idoneo mediante piccoli impianti fotovolatici, minigeotermici e/o minieolici ad asse verticale.


Attenzione con questo non significa che siamo totalmente contrari alla biomassa, ma a nostro parere viene dopo altri interventi prioritari. Ad esempio bisognerebbe incentivare di più l’isolamento termico degli edifici, il solare termico, i pannelli radianti, il minieolico ad asse verticale, riscaldamento raffrescamento passivo, la ventilazione naturale, le caldaie a condensazione, ossia occorre incentivare di più le tecnologie ad alta efficienza energetica e i piccoli impianti alimentati da fonti rinnovabili che non si basano sulla combustione.


Continuare a bruciare qualunque cosa e sempre di più è inopportuno oltre ad essere innaturale!!! La combustione per produrre energia va limitata!!!


La biomassa risulta, pertanto, interessante solo su piccola scala, ossia impianti di massimo 2-3 MW che bruciano biomassa prodotta in loco nel raggio di 20-30 Km.


E’ proprio la taglia della centrale in programma a Novoli che non rassicura sulle buone intenzioni del progetto. Un impianto da 15 MW non ci convince affatto, in quanto se facessimo un bilancio energetico di quanta energia si consuma per produrre e trasportare la biomassa liquida e di quanta energia si produce dall’impianto, probabilmente scopriremmo che è maggiore l’energia che si consuma rispetto a quella ottenuta (o al massimo siamo in pareggio).


Per alimentare una centrale da 25 MW servono grosse quantità di olio di origine vegetale disponibili giornalmente. Tale olio non potrà mai essere prodotto totalmente in loco e di fatto una gran parte di questo combustibile sarà importato dall’estero tramite il porto di Brindisi (probabilmente finirà così, anche se oggi si promette il contrario, non abbiamo tutti questi ettari disponibili per il girasole e comunque nemmeno questa coltura su larga scala mi entusiasma più di tanto!!!).


Inoltre, a livello mondiale spesso accade una cattiva pratica che è completamente illogica dal punto di vista energetico e che non vorremmo che si ripetesse a Novoli, ossia si compra olio di palma o altro olio vegetale dalla Malesia, Indonesia, Brasile, ecc. a buon prezzo (olio che deriva anche dal disboscamento di foreste antichissime e non solo da colture energetiche) e si trasporta fino ai ‘Paesi Sviluppati’. Durante il disboscamento, la produzione di olio vegetale e il trasporto si consuma molta energia di origine fossile (gasolio, energia elettrica, fertilizzanti, antiparassitari), la quantità di energia consumata è, generalmente, di più di quella che un impianto a biomassa potrebbe produrre dall’olio vegetale ottenuto. Paradossalmente sarebbe più conveniente per l’ambiente utilizzare l’energia consumata per la produzione e il trasporto di olio vegetale dove serve, evitando questo doppio consumo e questo doppio inquinamento.
Alla amministrazione bisognerebbe chiedere il BILANCIO ENERGETICO e una ANALISI DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO di questo impianto. Ossia quanta energia serve per produrre l’olio vegetale (dalla semina alla camera di combustione) e quanta energia si riuscirà a produrre dallo stesso olio vegetale una volta bruciato (al netto delle perdite di trasporto). Vedrete che dietro c’è solo una convenienza economica (nemmeno tanta) grazie ai Certificati Verdi (che tanto verdi alla fine non sono), mentre non vi è convenienza né dal punto energetico né da quello ambientale.


Se si vuole fare un impianto a biomassa, lo si faccia da 2-3 MW e ci si impegni a bruciare solo biomassa prodotta nel raggio di 20-30 Km dall’impianto. In questo caso sarebbe una proposta accettabile. Se si vuole investire sulle rinnovabili credo che tanti novolesi sarebbero disposti a concedere gratuitamente il proprio tetto per piccoli impianti solari e minieolici a patto di chiudere Cerano. I megaimpianti piacciono solo alle lobby, che non vogliono perdere il loro potere economico e politico. L’efficienza energetica, le rinnovabili che non si basano sulla combustione e la generazione elettrica distribuita sono le soluzioni più convenienti per i cittadini sia dal punto di vista economico, energetico e ambientale.

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